Le baptême musulman

Amy mi propone di fare un reportage sul battesimo musulmano, così munita di macchina fotografica mi addentro completamente nella cultura musulmana.

Il Corano recita che dopo 7 giorni dalla nascita, il neonato viene battezzato dall’Imam e solo in questo momento viene dato il nome al nascituro. 

Dopo il sacramento, la tradizione invece vuole che venga sacrificata una pecora in nome del nascituro e data alla famiglia per condividerla il giorno della festa. Vengono invitati tutti, dai parenti piu vicini alle persone più lontane. Chiunque può partecipare. 

Al centro della festa c’e la Donna, che trascorre parte della giornata al trucco, capelli e cambi d’abito. Ogni volta che raggiunge di nuovo la sala degli invitati viene accolta da un tripudio di musiche, djembe, balli e tantissime foto ricordo. Si mangia in abbondanza – sopratutto Thiebou Yape, piatto tipico senegalese fatto di riso carne e verdure. Condividiamo il pasto nello stesso tegame, stando a terra e utilizzando spesso anche le mani. Durante la festa, essendo estremamente costosa, passa qualcuno per chiedere un contributo agli invitati.

Ciò che mi ha colpito in questa tradizione è sicuramente la figura della donna. È talmente mascherata dal trucco e abiti glitterati, che nessuno mai potrebbe dire che ha partorito da una settimana! Solo un particolare tradisce la perfezione “forzata” del momento, il suo sguardo infinitamente esausto che nasconde quel desiderio legittimo di riposare. 

Parlando con le donne, ricordano tutte il giorno del “baptême” come una festa massacrante, specialmente se ancora si accusano i dolori dal parto. 
Ma poi quando domando: “allora perché la fate? Il Corano dice che al 7° giorno bisogna fare il battesimo, non la festa…!”

Mi rispondono: “Michela questa è la tradizione, non possiamo fare altrimenti!!!”

 

 

 

 

 

Comments